Nicola Pirina: “Innovatore è chi innovatore fa”
“Qui in Sardegna, ma anche in tanti altri luoghi, si sente spesso dire: ‘Inutile fare qualcosa, perché nulla cambia’. Questa è una liturgia che si ripete cercando di convincere il prossimo, ma in realtà è normale che tutto cambi, perché l’innovazione cammina sulle gambe delle persone“. Nicola Pirina, classe 1974, nato a Quartu S.Elena in provincia di Cagliari, giurista impegnato nei processi d’innovazione per lo sviluppo locale, con esperienza maturata in numerose attività manageriali, è intervenuto oggi al GreenTech Festival per l’appuntamento “Start-up Saturday”organizzato presso il TAG!Pisa. Argomento: “Civic Hacking come social mission: non si fa per soldi, né per ambizione, è una scelta, quasi una filosofia di vita.” Responsabile scientifico del progetto “I’m Sardegna“, vicepresidente e coordinatore operativo di “Sardegna 2050“, autore sul blog “Che futuro!”, Pirina ha le idee molto chiare in merito all’innovazione: “Non si aspetta, ma si fa, e basta lamentarsi.”
“I processi d’ innovazione concreti sono quelli che si portano avanti senza chiedere permesso, dove le persone si mettono insieme e li fanno; dove le imprese, con i propri consulenti, agiscono; dove la pubblica amministrazione innova ciò che serve nel proprio territorio per rispondere alle sue esigenze. Non ci si va a trincerare dietro presunti patti di stabilità, malfunzionamenti, ostacoli politici. Ciò che deve funzionare sono le persone.” Le persone come motore dell’innovazione e del cambiamento, internet come possibilità: “Il Processo d’ innovazione alla portata di tutti, perché viviamo in un mondo dove siamo ormai iperconnessi. Internet non è una rete di macchine ma una biosfera di persone,nel mettere insieme tutta questa intelligenza collettiva si riescono a trovare molte più soluzioni. La rete è una formidabile infrastruttura primaria che mette insieme le persone che vogliono fare. Ti agevola non solo all’inizio, ma è parte integrante del processo di cambiamento stesso. ”
Nicola Pirina è appassionato e impegnato in una necessità che è ormai sotto gli occhi d tutti. “Sono tanti anni che mi sento dire ‘c’è crisi, disoccupazione, e questo non funziona, e questo non può cambiare’ ma nessuno si ferma a pensare a quell’altro aspetto, quella strana alchimia che poi è il mondo reale– non parlato o politico- dove le imprese e i cittadini escono di casa tutte le mattine e vanno a prendersi a cazzotti per sopravvivere. Al di là del fatto di essere mal amministrati, e avere una classe politica che non risponde alle esigenze dei nostri tempi, c’è una economia reale delle famiglie e delle imprese che hanno compreso come la cosa più importante sia fare e reinventarsi.”
Ci sono domande che non possiamo fare a meno di porci: “Cosa succederà se verrà meno il potere dell’ultimo baluardo del welfare, ossia le pensioni e gli stipendi dei dipendenti? Se il pensionato non riuscirà più ad aiutare il figlio o il nipote, se le persone non riusciranno a pensare a loro stesse in maniera differente, che succede?Si ferma tutto? Possiamo essere sicuri che il lavoro fisso di chi ancora ce l’ha, resterà così a lungo?Siamo sicuri che all’Italia non possa diventare come la Grecia o la Spagna?” Le risposte sono probabilmente dolorose, ma urgenti. “È necessario che le persone siano consapevoli dei cambiamenti in atto. Nel momento in cui capisco che devo immaginare me stesso in maniera diversa, avrò trovato la chiave di accesso al mercato. Dobbiamo portare le persone ad agire in una nuova visione: ciò che ha contraddistinto la generazione dei nostri genitori per noi non è più valido. Viviamo in un’altra epoca. Verrà modificata la sicurezza e piano piano tutti dovranno adeguarsi. E’la vita reale, l’economia reale che manda avanti le questioni, non la paura, non le insicurezze.”
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